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Cosa è la terapia di coppia

  • by Dr. Paolo Iervese
  • Ott. 10, 2013
  • Psicologia cognitiva

Modalità dell’irrigidimento e dell’annichilimento nella diade ossessivo-disturbo alimentare psicogeno (OSS-DAP)

I due sono molto provati e vivono forti sensi di colpa, temendo che la situazione possa danneggiare i figli, ai quali sono entrambi legatissimi.

La richiesta che fanno al terapeuta è quella di aiutarli a capire cosa sta loro succedendo, con la speranza di ricucire un dissidio che nello stesso tempo temono irrecuperabile.

Laura racconta della sua delusione costante, che cresce durante i primi anni di matrimonio, a fronte dell’atteggiamento sempre meno attento del marito. Lo descrive come molto rigido, pignolo, normativo. Egli tiene molto a che tutto sia programmato e si innervosisce molto se si presentano degli inconvenienti o fuori programma. Nello stesso tempo lo percepisce come distaccato e disattento, poco incline a cercarla fisicamente. Questi atteggiamenti, ma soprattutto la mancanza di attenzioni fisiche, complimenti, apprezzamenti, la fanno sentire trasparente, poco femminile, con una sensazione di non esistere quasi.

Marco si lamenta della disattenzione di lei, del suo essere disordinata, del non tenere ai soldi. La percepisce come scostante e imprevedibile. Si sente molto stanco e preoccupato. Ci rendiamo conto che matrimonio, mutuo della casa, arrivo dei figli, hanno molto aumentato il senso di responsabilità di Marco, che è sempre stato una persona quadrata e fortemente incline al dovere, ma che a fronte delle tante e nuove responsabilità ha irrigidito ulteriormente i propri schemi e soprattutto è molto stressato dal continuo pensare a tutto quello che c’è da fare e a come prevenire i possibili fallimenti.

In effetti egli fatica a uscire dalle proprie preoccupazioni, dal proprio rimuginare intorno a problemi e possibili situazioni difficili, e questo fa molto arrabbiare Laura che trova in ciò un motivo in più per sentirsi trascurata da Marco: infatti Laura legge l’essere tutto preso da problemi economici e lavorativi come una disattenzione del marito che non vuole più fare nulla per la moglie, mentre Marco, soffocato dall’ansia per spese e responsabilità di gestione, sopravvaluta la gravità della situazione e appare più distaccato, quando invece è spaventato.

Naturalmente se il senso di responsabilità attiva ricorsività di pensiero, continuo rimuginare, fissazioni ossessive e quindi un generale irrigidimento del proprio assetto relazionale per ottimizzare la centratura su di sé da parte di Marco, la conseguenza non può che essere un calo del desiderio sessuale, che implicherebbe un lasciarsi andare, un entrare in relazione, un desiderare la prossimità. D’altro canto Laura, che si sente di esistere solo se valorizzata nella propria femminilità, prova rabbia nei confronti del comportamento del marito, letto come evitante e distaccato e la rabbia è chiaramente un’emozione allontanante, che spegne il desiderio sessuale. Quindi Laura che critica il marito per la sua disattenzione, soprattutto fisica, è a propria volta poco spinta verso di lui. Il circolo vizioso si chiude in un incessante gioco al massacro in cui ci si rinfaccia di tutto, in cui ci si accusa di qualsiasi mancanza a fronte del fatto che entrambi i membri della coppia, che si sentono non compresi nella propria fatica esistenziale e svalutati dal partner, stanno dando il massimo per far sì che il menage possa funzionare e si sentono lasciati soli nella propria fatica.

La lettura cognitivista delle organizzazioni di significato personale di Marco e Laura aiuta a comprendere il senso della crisi che la coppia sta vivendo, crisi che come sempre è causata dal modificarsi di quelle stesse caratteristiche che hanno permesso alla diade di costituirsi.

L’estremizzazione dei caratteri (la perdita di flessibilità mentale e comportamentale che caratterizza l’individuo in crisi, anzi, che costituisce il nucleo essenziale della crisi stessa) dei coniugi avviene durante una contemporanea dispercezione del sé accompagnata da una modalità psico-prosopo-agnosica, che realizza il mancato riconoscimento dell’immagine dell’altro. Delusione e rabbia sono le conseguenze di una riflessione che sintetizzata potrebbe suonare così: “sono stato/a per anni con una persona sbagliata, diversa da quella che credevo”. La delusione ha il suo versante autoreferenziale, che si caratterizza per una svalutazione del Sé e un sentimento di incapacità e colpa per non aver saputo scegliere, gettando così via del tempo prezioso.

Quello che non appare visibile alla coppia, concentrata sul vittimizzarsi e criticare il presunto “cambiamento” dell’altro, è che si sono semplicemente accentuate e irrigidite quelle caratteristiche che di fatto hanno contribuito alla nascita del loro amore. Nel caso della diade ossessivo-dappica, il senso dell’incontro, che ha alla base la percezione dell’altro come completamento, viene perso secondo modalità che gradualmente rinforzano il senso del progressivo distacco e convincono i coniugi di aver commesso uno sbaglio fin dall’inizio.

Nel Simposio di Platone, uno dei dialoghi più celebri del filosofo ateniese, Aristofane, noto commediografo e tra gli invitati al banchetto in onore di Agatone cui partecipa anche Socrate, celebra la grandezza di Eros, il demone dell’amore, attraverso il celeberrimo aneddoto degli androgini. Questi erano creature che compendiavano in sé i caratteri fisico- genitali del maschio e della femmina. Questa sorta di completezza, questa terrestre perfezione li spinge a sfidare gli Dei e Zeus, collerico come sempre, per punirli li divide in due parti simmetriche in tutto, ma con gli opposti caratteri del maschile e del femminile finalmente diversificati. Nascono così i maschi e le femmine, per la prima volta divisi, ma infinitamente nostalgici per la perdita della parte opposta, della completezza di una volta. Quindi l’uomo e la donna sono costretti a cercare con affanno ciò che manca, quel sentirsi una totalità che solo l’altro può garantire.

L’altro come completamento sta alla fine del mito platonico, ma all’inizio dell’esperienza che dà origine all’ispirazione che partorisce il mito.

Nella nostra esperienza quotidiana sentiamo che l’altro ci completa; abbiamo bisogno di una compagna, di un compagno per realizzare un equilibrio che troppo spesso da soli non sentiamo di possedere. Da qui la ricerca affannosa del completamento, di un’esperienza totalizzante che ci porta a scegliere partner le cui caratteristiche non solo possano affiancarsi alle nostre, ma funzionino per realizzare le due direttive strategico-adattative proprie di ogni essere umano: proteggersi dal pericolo e trovare un partner. Le strategie che caratterizzano i nostri comportamenti, secondo il modello dinamico-maturativo della teoria dell’attaccamento (Crittenden, 2008), quindi sono di natura protettiva e sessuale e il matrimonio vorrebbe essere la realizzazione più efficace di questi comportamenti evolutivamente selezionati.

Nel caso di una coppia caratterizzata da marito OSS (organizzazione di significato personale di tipo ossessivo) e moglie DAP (organizzazione di significato personale di tipo Disturbi Alimentari Psicogeni), ricerca di protezione e prossimità sessuale sono realizzati in maniera complementare, ma ben integrata, agli inizi del rapporto di coppia, soprattutto nella fase del fidanzamento.

Infatti persone con organizzazione di tipo OSS accedono con fatica alle proprie emozioni, si mostrano molto controllate, appaiono rigide, poco inclini a lasciarsi andare.

Molto serie e centrate in adolescenza, con le prime responsabilità della vita adulta persone OSS tendono a percepire le emozioni correlate agli impegni come profondamente perturbanti, arrivando a irrigidire, in occasione di situazioni di scompenso, le proprie strategie adattative.

L’incontro con partner dappici (cioè con organizzazione di personalità di tipo disturbi alimentari psicogeni), caratterizzati da una modalità relazionale centrata sulle emozioni, inclini a uno sconfinamento creativo e imprevedibile, rappresenta per le personalità OSS un’occasione importante per superare i propri condizionamenti, gli schemi più rigidi, quelle barriere morali che sono la risultante di una personalità fondata sulla rappresentazione logico-analitica del mondo, in cui l’esperienza è vissuta in modalità verbale , “tutto di testa”, più che esperita a livello emotivo immediato.

La sensazione che l’OSS sperimenta nella relazione con il partner dappico è quella di una profonda libertà, di una possibilità altra nella quale ci si può lasciare andare a tutti i livelli, e dove la sessualità è vissuta in maniera meno schematica, prevedibile, routinaria.

A contatto con la sovrapproduzione emotiva dappica l’ossessivo può sperimentare emozioni che il suo ambiente familiare ha sempre censurato, escluso, emozioni che non potevano essere neanche sperimentate, con una conseguente estensione dei gradi di flessibilità personale, estensione alla quale si lega un’esperienza di profondo benessere interiore.

Per quanto riguarda il partner dappico, invece, per il quale la difficoltà di autocentrarsi porta a una dipendenza profonda dal contesto relazionale, l’esigenza è quella di usare l’altro come uno specchio che riflette un’immagine più definita di sé, più delimitata. Il bisogno del dappico, bisogno che coincide con la sua sensazione di successo relazionale, è quello di essere contenuto e accompagnato.

Entrambe personalità outword, caratterizzate da una ricerca esterna di definizione del Sé, OSS e DAP si differenziano per la dipendenza dal contesto. L’OSS è orientato esternamente in quanto si fa guidare da una legge morale, da un rigido riferimento a codici valoriali appresi che funzionano necessariamente come criterio eteronomo. L’educazione familiare, le aspettative sociali formalizzate in leggi o consuetudini, diventano criteri di riferimento obbligati e inderogabili per l’OSS. Questa modalità di centramento Outword è controbilanciata da una indipendenza dal contesto relazionale. Infatti l’OSS è poco incline ad adeguarsi alle aspettative relazionali che deroghino dal riferimento normativo, per cui, data la legge, questa va fatta rispettare all’interno di qualsiasi relazione umana.

Nel caso del DAP, se la modalità Outword attiene a un movimento direzionale esternalizzato che si sposa bene con quello OSS, la dipendenza dal contesto, che ha il compito di ridefinire continuamente un Sé oscillante e poco definito, è alla base di quelle modalità seduttivo-aggressive che si strutturano attraverso processi di adeguamento alle aspettative altrui, con un atteggiamento di accondiscendenza che caratterizza la modalità relazionale di questa organizzazione di significato personale.

Nel caso di Marco e Laura la storia affettiva di coppia mostra come entrambi abbiano trovato nell’altro la parte mancante, realizzando in un primo momento del percorso relazionale la situazione di completamento cui tendevano esistenzialmente.

Dr. Paolo Iervese


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Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia n. 03/14493, dal 14/04/2011
Laurea In Neuroscienze Cognitive, Specializzazione in Psicoterapia Cognitiva
P.I. 03285880120

 

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